Posizione del Gruppo PPE sulla politica sociale

20.05.2021

Posizione del Gruppo PPE sulla politica sociale

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Il nostro modo di lavorare non sarà mai più lo stesso. La rivoluzione tecnologica a cui stiamo assistendo porta a nuove opportunità commerciali e a progressi tecnici senza precedenti. Il commercio internazionale, una valuta comune forte, le norme ambientali e industriali europee nonché un mercato unico forte creano un circolo virtuoso costituito da imprese di successo, un maggiore gettito tributario e posti di lavoro migliori e più numerosi. Il progresso conduce alla prosperità. Al contempo, questa rivoluzione tecnologica modifica radicalmente i modelli economici, i sistemi sociali e il mercato del lavoro.

In quanto democratici cristiani, siamo favorevoli a sfruttare appieno il potenziale della rivoluzione tecnologica pur assicurando che, nella nostra società, tutti possano beneficiare di tale prosperità. Nessuno dovrebbe essere lasciato indietro ed è necessario sostenere le politiche che tengono in considerazione la sfida demografica e promuovono le pari opportunità per tutti, segnatamente per chi è più intensamente colpito dalla crisi, ad esempio i gruppi vulnerabili, le famiglie, i giovani e gli anziani. Riteniamo che i nostri valori siano più validi che mai e costituiscano il punto di partenza più efficace per progettare il futuro. Coniugano gli aspetti migliori del pensiero conservatore, liberale e cristiano-sociale. Il concetto di economia sociale di mercato, con il suo equilibrio tra libertà e pieno sviluppo della persona, da un lato, e solidarietà con tutti nella società, dall'altro lato, costituisce una risposta fondamentale alle sfide del nostro tempo.

Tutto questo deve essere realizzato al fine di offrire posti di lavoro dignitosi improntati alla dignità e al merito come pure di conseguire una società che non sia la mera somma degli sforzi individuali. Ciò implica che l'Europa, con i suoi Stati membri, deve agire per garantire il rispetto del lavoro e di una retribuzione equa. Gli stipendi devono consentire alle persone di condurre una vita dignitosa. Sono peraltro necessarie la libertà imprenditoriale e condizioni di parità nel commercio, nel mercato unico e nelle relazioni commerciali internazionali. È comunque l'economia a essere al servizio di tutti gli uomini e donne, non il contrario. Un mercato unico forte, la stabilità sociale e l'equità vanno di pari passo. Affinché il mercato unico esprima pienamente il suo potenziale e consenta una concorrenza leale, sono fondamentali norme minime adeguate, anche in materia di sicurezza del lavoro, la protezione dei gruppi vulnerabili, norme antidiscriminazione e per un distacco equo, nonché un sostegno particolare alle regioni svantaggiate attraverso i fondi strutturali.

Tale politica sociale è stata parte dei trattati di Roma che hanno portato alla creazione della Comunità economica europea (CEE) e pone l'accento sul fine ultimo del progresso sociale e di uno sviluppo economico equilibrato. È nostro dovere continuare in questa direzione e perseguire tale obiettivo nel XXI secolo. Anche nel 1957-1958, quando si sono riuniti i sei Stati membri fondatori dell'UE, era in corso un cambiamento tecnologico, sociale ed economico senza precedenti. Tali Stati erano consapevoli del fatto che: il progresso deve avvenire sia a livello sociale che economico e far sì che tutti possano contribuire in funzione delle loro capacità, al fine di creare una nuova comunità e una nuova società basata su un'economia sociale di mercato equa, aperta e libera che consenta alle economie di crescere e di ridurre la povertà e le disuguaglianze.

Salvaguardia delle opportunità nel contesto della COVID-19

L'impegno in favore di un'economia sociale di mercato è più necessario che mai. Il profondo impatto sociale ed economico della epidemia di COVID-19 è solo l'ultimo esempio del motivo per cui dobbiamo far fronte ai problemi sociali a livello europeo: non per regolamentare ogni dettaglio, ma per sostenere gli Stati membri e garantire che la parità di opportunità resti al centro del progetto europeo (pur rispettando il principio di sussidiarietà).

Il COVID-19 ha un impatto sproporzionato su diversi Stati membri, diverse regioni e diversi gruppi nella nostra società e le ripercussioni più gravi colpiscono i gruppi più vulnerabili. La pandemia ha fatto emergere i numerosi squilibri esistenti e ha accelerato tendenze sociali pericolose. Molti mezzi di sostentamento sono minacciati dalla congiuntura economica negativa. Alla luce di tutto ciò, abbiamo concordato l'aggiunta di misure di livello europeo, quali il programma SURE, alle misure nazionali, al fine di offrire una misura una tantum di solidarietà sociale ed economica in Europa. Il suo sistema basato sui prestiti esclude il rischio morale pur offrendo i mezzi necessari a tutti gli Stati membri europei per creare una rete di sicurezza durante questa pandemia, sostenere i regimi nazionali di riduzione dell'orario lavorativo ed evitare licenziamenti di massa. Lo strumento, finanziato mediante prestiti comuni erogati dalla Commissione europea e tutelati dalle garanzie degli Stati membri, è un chiaro indice di solidarietà europea nei periodi di crisi.

Poiché le ripercussioni economiche della crisi durano più del previsto, riteniamo che il SURE costituisca il regime europeo di riassicurazione contro la disoccupazione annunciato dalla Presidente della Commissione Ursula von der Leyen. Lo strumento dovrebbe pertanto essere prorogato per tutta la durata dell'attuale situazione straordinaria, nonché continuare a essere basato sui prestiti e attivato solo in caso di gravi shock economici/finanziari esterni. 

Sviluppo delle competenze adeguate per il futuro

Nel quadro della risposta al COVID-19, desideriamo rafforzare la competitività delle nostre economie facendo sì che, nelle nostre società, tutti dispongano delle competenze adeguate per trovare un posto di lavoro e mettere a frutto i propri talenti, segnatamente i giovani ora colpiti dalla crisi della pandemia  COVID-19. Dobbiamo investire nel capitale umano e nelle conoscenze per stare al passo con le esigenze del mercato del lavoro moderno. I giovani sono particolarmente colpiti da livelli elevati di disoccupazione, mentre molti datori di lavoro non sono in grado di occupare i posti vacanti perché non trovano persone con competenze adeguate.

È necessario rafforzare i programmi di istruzione dell'UE, allineando al contempo l'istruzione e la formazione alle esigenze dell'economia e della società del futuro, sostenendo gli insegnanti e i dipendenti nello sviluppo di competenze adeguate nonché gli investimenti nell'infrastruttura digitale. È opportuno che una quota rilevante dei fondi forniti dal piano per la ripresa nel quadro dello strumento Next Generation EU sia spesa in favore del miglioramento del livello delle competenze e dell'apprendimento lungo tutto l'arco della vita.

Desideriamo altresì che l'UE sviluppi nuove piattaforme digitali per le opportunità formative e lavorative transfrontaliere.

Tali misure non dovrebbero essere limitate solo allo sforzo di ripresa immediato. Secondo le previsioni, in futuro in Europa si registrerà un incremento del numero di persone che svolgono professioni altamente qualificate, mentre si prevede un calo della domanda per i posti di lavoro poco qualificati. I sistemi di istruzione e formazione inclusivi devono pertanto essere migliorati e aggiornati, affinché le qualifiche dei lavoratori siano adeguate alle esigenze del mercato del lavoro, come pure del Green Deal e della digitalizzazione. Nel complesso, tale politica dovrebbe essere in linea con il pilastro europeo dei diritti sociali, il Green Deal e la digitalizzazione.

L'istruzione rappresenta un investimento nel nostro futuro comune nonché uno degli strumenti principali per lo sviluppo e la realizzazione personale di ciascun individuo. Ha un impatto positivo sulla coesione sociale, che è un prerequisito per la crescita economica, la creazione di posti di lavoro e l'occupazione.

Mercato unico digitale: opportunità anziché sovraregolamentazione

Riteniamo che la crescente digitalizzazione del mercato del lavoro e le sue nuove tecnologie debbano essere considerate come un'opportunità anziché come una minaccia. Desideriamo che i modelli d'impresa digitali, unitamente alle rispettive nuove opportunità di lavoro, prosperino in Europa. Auspichiamo che il nostro continente divenga il centro nevralgico per l'imprenditoria a livello mondiale.

Desideriamo che i mercati online, i fornitori di applicazioni e l'economia del lavoro a richiesta siano soggetti alle norme fiscali e in materia del mercato del lavoro, proprio come le imprese tradizionali, e garantiscano al contempo la fiducia e la tutela dei consumatori.

La digitalizzazione del mercato del lavoro, ivi compreso il lavoro attraverso le piattaforme, dovrebbe rispettare il lavoro delle parti sociali e non dovrebbe portare a una nuova forma d'impiego. Intendiamo lottare contro il lavoro autonomo fittizio con criteri chiari volti a distinguere lo status occupazionale dei lavoratori e dei contraenti indipendenti. Le start-up e le piccole e medie imprese (PMI) sono libere di utilizzare modelli di lavoro innovativi, senza ostacolare la concorrenza leale, violare le norme sul mercato del lavoro o eludere il pagamento delle prestazioni di sicurezza sociale.

Anche i dipendenti e i lavoratori dovrebbero trarre benefici dai processi di digitalizzazione, ad esempio attraverso un quadro equo per il lavoro svolto da casa e i sistemi di assistenza resi più efficaci dall'intelligenza artificiale, tenendo conto al contempo del loro diritto di scollegarsi. Desideriamo garantire che la diversità dei posti di lavoro e la flessibilità relativa agli orari e al luogo di lavoro siano oggetto di decisioni prese su base volontaria e non costituiscano una violazione dei diritti dei lavoratori.

Introduzione di un quadro anziché regolamentazione dei salari minimi

Accogliamo con favore il fatto che la Commissione europea non abbia sviluppato norme vincolanti volte a stabilire salari minimi pur proponendo una strada europea comune finalizzata a garantire una retribuzione adeguata per tutti nonché a eliminare le pratiche sleali e la svalutazione delle norme in materia di protezione sociale per i nostri lavoratori. La tutela di tutti i diritti degli Stati membri e del principio di sussidiarietà, su cui poggia il nostro approccio in materia di politica sociale, è al centro della proposta.

La prosperità dell'Europa non si basa su decisioni centralizzate, ma sul rispetto delle norme, delle consuetudini e delle tradizioni dei suoi Stati membri e delle sue regioni, segnatamente in un settore tanto delicato quanto quello della politica sociale. Tuttavia, il sentimento europeista e l'approccio socio-economico incentrato sull'essere umano implicano altresì un senso di unità e inclusione e devono offrire soluzioni per evitare la povertà (lavorativa), le pratiche sleali e la corsa al ribasso in materia di concorrenza. La proposta relativa a salari minimi europei dovrebbe essere in linea con il principio 6 del pilastro europeo dei diritti sociali, consentendo a tutti condizioni di vita dignitose indipendentemente da dove lavorino.

Tale proposta deve basarsi sul rispetto delle tradizioni nazionali come pure sulla libertà e sul rafforzamento del ruolo delle parti sociali. Il nostro approccio consiste pertanto nell'evitare di modificare ciò che funziona correttamente a livello nazionale e di rafforzare invece i sistemi nazionali esistenti ponendo un forte accento sul dialogo sociale, sulla contrattazione collettiva e sul suo effetto vincolante. La sussidiarietà e la solidarietà vanno di pari passo e rappresentano due facce della stessa medaglia. È però necessario sviluppare reti di sicurezza con norme minime per garantire che tutti i lavoratori nell'Unione siano retribuiti in modo equo e che sia possibile eliminare i settori a basso reddito, le condizioni di lavoro atipico e precario nonché i processi di smantellamento dei sistemi di previdenza sociale.

Qualora gli Stati membri decidano liberamente di istituire un salario minimo a un livello deciso dallo Stato membro o dalle sue parti sociali, desideriamo far sì che corrisponda a norme minime ben definite per il rispetto dei lavoratori, della loro dignità e dei principi più basilari dell'Unione europea. Ai fini del rispetto della sussidiarietà, siamo contrari a raccomandazioni giuridicamente vincolanti e a criteri che fissano il livello dei salari minimi.

Garanzia dell'equità mediante la lotta contro gli abusi

L'apertura del mercato unico e le opportunità per tutti possono essere garantite solo se l'UE prende una posizione ferma contro qualsiasi abuso. Desideriamo che l'Autorità europea del lavoro divenga in via prioritaria pienamente operativa, sostenga e rafforzi la capacità delle autorità e degli ispettorati del lavoro nazionali, come pure delle parti sociali, al fine di garantire una mobilità equa e un'applicazione transfrontaliera efficace dei diritti dei lavoratori e contrasti in modo efficace le frodi sociali, gli abusi e il dumping, in stretta collaborazione con le autorità regionali e nazionali.

Ai fini della lotta contro le pratiche abusive e per garantire la parità di trattamento dei lavoratori lungo l'intera catena di appaltatori, dovremmo contrastare i subappalti abusivi fondati su costruzioni artificiose quali le società di comodo, il lavoro fittizio tramite agenzie interinali e il lavoro autonomo fittizio.

Al fine di fornire alle autorità nazionali e all'ELA lo strumento opportuno per identificare gli abusi, dovremmo cercare di rendere quanto prima pienamente operativo il sistema di scambio elettronico di informazioni sulla sicurezza sociale (Electronic Exchange of Social Security Information, EESSI), che agevolerà gli scambi a livello transfrontaliero tra gli enti previdenziali e renderà più rapida la gestione dei singoli casi, senza creare oneri aggiuntivi per le imprese o i dipendenti. Dovremmo inoltre portare avanti l'iniziativa sul numero di sicurezza sociale europeo (European Social Security Number, ESSN), che è necessario per garantire la certezza giuridica, una mobilità equa come pure la protezione e l'applicazione dei diritti dei lavoratori.

Ciò dovrebbe contribuire a rafforzare la tutela transfrontaliera dei diritti in materia di previdenza sociale, contrastare gli abusi e migliorare la capacità di applicazione delle norme da parte dell'Autorità europea del lavoro.

Politiche a sostegno della famiglia

Siamo a favore di politiche a sostegno della famiglia che consentano ai figli di muovere i primi passi partendo da una base migliore e aiutino i genitori a trovare il giusto equilibrio tra le loro carriere professionali e i compiti familiari. Il percorso di vita dei bambini dipende fortemente dal tempo e dall'attenzione che i genitori dedicano loro nei primi anni di vita. Siamo preoccupati per il numero degli abbandoni scolastici precoci, che rischiano successivamente di trasformarsi in disoccupazione e povertà, una situazione che in molti casi si ripete di generazione in generazione.

L'UE e gli Stati membri devono incoraggiare i datori di lavoro ad adottare misure a sostegno delle famiglie, quali la possibilità per i genitori di ricorrere al telelavoro, la riduzione temporanea dei loro orari di lavoro senza riduzioni salariali significative e la mobilità professionale al fine di assicurare l'istruzione e l'assistenza di cui i loro figli necessitano. È importante mettere a frutto gli insegnamenti tratti dalla crisi causata dalla pandemia per la regolamentazione del telelavoro, senza recare danni ai datori di lavoro o ai dipendenti.

Spetta a noi creare politiche europee che garantiscano il rispetto dei diritti dei minori e dei giovani e che ne assicurino il benessere, nonché migliorare quelle esistenti.

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