Pace, aiuti, liberazione degli ostaggi e una soluzione a due Stati sono l'unica strada percorribile a Gaza

Mentre Israele ha il diritto di difendersi in base al diritto internazionale, qualsiasi risposta deve rispettare pienamente il diritto umanitario internazionale, hanno sottolineato gli eurodeputati del Gruppo PPE durante il dibattito in plenaria su Gaza.

"Abbiamo bisogno di un cessate il fuoco immediato, del rilascio degli ostaggi detenuti da Hamas e di un flusso senza ostacoli di forniture alimentari e di aiuti umanitari per la popolazione di Gaza. Non ci deve essere alcuna evacuazione forzata degli abitanti civili di Gaza", ha sottolineato Michael Gahler, eurodeputato e relatore del Gruppo PPE su Gaza.

Con Gaza sull'orlo del collasso, Hamas continua a sfruttare i civili come scudi umani, sapendo che la reazione di Israele era inevitabile. Proteggere i palestinesi e garantire loro l'accesso a cibo, acqua potabile, medicine e alloggi sicuri rimane essenziale.

Antonio López-Istúriz, portavoce del Gruppo PPE su Israele, ha sottolineato che: "La nostra priorità rimane la sicurezza, l'integrità e la dignità dei civili. Gli ostaggi catturati con la violenza, che si ritiene siano stati uccisi a decine dai terroristi di Hamas, devono essere rilasciati immediatamente. La popolazione palestinese di Gaza deve essere protetta e deve avere accesso a scorte alimentari sufficienti, acqua pulita, medicinali e alloggi sicuri. Questo conflitto può e deve finire il prima possibile, in modo da poter tornare a un percorso di due Stati e raggiungere finalmente una pace duratura e la prosperità per tutti nella regione".

Il Gruppo PPE insiste sul fatto che gli aiuti umanitari devono continuare, sottolineando che la popolazione di Gaza non può essere costretta a pagare il prezzo delle azioni di Hamas. La consegna degli aiuti deve avvenire in linea con il diritto internazionale. Il Gruppo ribadisce inoltre il proprio impegno per una pace duratura attraverso una soluzione praticabile a due Stati e condanna la decisione di Israele di espandere gli insediamenti occupati in Cisgiordania, definendoli illegali e un grave ostacolo alla pace.